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mercoledì 29 aprile 2015

L’ILLUSIONISTA

Cala il sipario sul campionato più neutro e controverso del decennio, sul campionato di WhatsApp (che Dio me ne scampi!), delle discussioni, delle “faide” intestine, dei corsi e dei ricorsi storici, fini a se stessi e, soprattutto, delle squadre mediocri. In una stagione non funestata dal sei politico, dalle partite rinviate, dagli strali del Generale Inverno e non inficiata dalle disgrazie dei “crociati”, i numeri parlano chiaro e raccontano in maniera incontrovertibile di quanto sono lontane le luci di quel Luna Park che ci portava ogni fine settimana a nuove e mirabolanti avventure. Nel campionato del fai da te, delle vittorie “low cost”, dell’inferiorità numerica, nel primo campionato conclusosi con la vittoria finale della quinta forza del campionato (??) e con nessuna compagine capace di raggiungere il minimo sindacale dei settanta punti a partita, qualcuno è stato capace di riscrivere la storia e di riportare un raggio di sole nella penombra che ci ha accompagnato dallo scorso settembre e culminata nei giorni oscuri dell’Affaire Romero. Forse per dare un po’ di credibilità ad una stagione nata male e proseguita nel segno di quella ferita, serviva proprio la vittoria di coloro che sanno vincere, di quelli che, comunque, alla fine, sanno mettere tutti d’accordo. Da oggi l’Albo d’Oro dice che per il quarto anno consecutivo Atletico San Polo alza la coppa. Come nelle più belle storie di sport che forse solo i racconti a stelle e strisce sanno esaltare, i ragazzi di Coach Genchi, hanno risposto presente e hanno portato a termine un’impresa che rimarrà ineguagliata nella storia del nostro torneo. Non è facile trovare i perché di questo ennesimo trionfo, il trionfo di una formazione da 67,8 punti a partita, gli stessi, allora biancazzurri, che nella stagione 2008-09 si classificarono ottavi con una media punti di 68,2 punti a partita! Con poche carte in mano, con un manipolo di giocatori raccolti in un mazzo incompleto, con un giovane di belle speranze arrivato a Febbraio, un centravanti a fine carriera, un portiere propenso ad “alzare il gomito” e poco altro, Mr. Genchi ha dovuto fare di necessità virtù e in quanto a “virtù” ha dimostrato, se ancora ce ne fosse stato bisogno, di non essere secondo a nessuno. Come un esperto giocatore di poker ha nascosto al meglio le proprie mani e, da grande illusionista, come nel gioco delle tre carte, ci ha fatto credere ciò che voleva e manipolato, a piacimento, l’esito di un campionato che si poteva vincere solo con il potere occulto e con la magia. E proprio nel giorno in cui il tifo dell’italica pedata ha mostrato al mondo, ancora una volta, il peggio di sé, lasciamoci illudere da questo “fantamago”, nella speranza di non scoprire mai il suo segreto e di continuare, dalla platea, a guardarlo estasiati, alzandoci in un fragoroso applauso di gratitudine e ammirazione.

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